Esperimento cinematografico


Una lunga sequenza di presentazioni, un casting on line quasi come una bobina si srotola con armonia, seguita dagli esaminatori. Chi sono? Cosa ci fanno qui? Perchè scrivono di un produttore? Con orgoglio non si risparmiano, sono tutti insieme a contarsi, a contare anche me, quando entro in quel nastro a scorrimento della chat, come una valigia che è pronta per un viaggio, con il suo contenuto di loro e di me. Io descrivo i miei vestiti indossati fino a quel momento di vita, scrivo qualcosa, altro me lo riservo per dopo, le immagini raccontano molto e sono comunque armoniose, innervano un’idea, si capisce, si intuisce che è in costruzione un’idea, un percorso comunitario, una volontà e un desiderio.

I giorni passano e le sensazioni si depositano a fare fondo alla realtà dei sogni che prendono corpo, a quella non più utopia, ma visione d’insieme che consegna gioia e valigie in partenza per un viaggio.

Ed il viaggio continua da un’idea di comunità, quando ancora non c’era, era solo una soffiata, un rullo trasportatore privo di valigie e viaggiatore, ma le fermate, si sa, poi arrivano per caricare i sogni e le intuizioni, si mettono i primi abiti nel contenitore, quasi con dubbio e incertezza, ma quella maglia e quella sciarpa parlano di me e perché non portarle e le scarpe, le solite, quelle delle mie lunghe passeggiate, si dentro, anche loro, perché questo viaggio non sarebbe il giusto viaggio senza di loro.

Poi arrivano gli annunci di casting e allora ci si mette in fila, con le valigie ancora al seguito, tutti intenti a travestirsi, ad indossare costumi di scena, proprio lì nell’atrio dell’aeroporto, e i fogli volano in aria per memorizzare quanto prima la scena e le battute, si consuma tutto in fretta e per i più pronti e decisi. Essere scelti è un primo traguardo ed io guardo gli altri e mi sento partecipe di un gruppo fortunato, l’agitazione si percepisce, ma è più importante memorizzare, riuscire a metterci il cuore in quelle battute e salire sul quel volo. L’esperimento cinematografico è lontano, le riprese si svolgono nella foresta e quell’atrio dell’aeroporto è il primo shooting fotografico del gruppo prescelto.

Il fotografo indica la scena, noi tutti insieme, ci mettiamo alla rinfusa con espressioni divertite, dobbiamo trasmettere euforia per la partenza. Ci incita a fare di più e meglio, il caldo tra noi sale e quello che sembrava facile non lo è poi così tanto, sono scatti, ma la perfezione non esiste, il fotografo lo sa? Noi cerchiamo di interagire tra noi e ci guardiamo e poi guardiamo altrove, fissiamo lo sguardo, le movenze e la bocca ma ancora non basta, dietro di noi i viaggiatori passano e ripassano, sono tanti.

continua…..

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.